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TOUR CANDALLA CASOLI METATO
Percorso C7 – CAMAIORE ANTIQUA
Questo itinerario fa parte del progetto “Camaiore Antiqua”: 15 percorsi per il trekking ad anello alla riscoperta di vecchi sentieri e delle bellezze del Comune di Camaiore, raccontando la storia e l’archeologia da 40.000 anni fa ad oggi attraverso rovine di castelli, necropoli, sorgenti, grotte e panorami mozzafiato.
Grado di difficoltà CAI: T=turistico, EE=escursionisti per alcuni tratti
Km. 7
Tempo di percorrenza 3 ore circa
Percorso su strade e sentieri
Quota partenza metri 140 (Candalla)
Quota massima metri 550 (Tambugione)
L’itinerario inizia dalla suggestiva località al Ponte di Candalla, famoso per le sue piscine naturali.
- 1. Candalla è una valle che si trova nel versante versiliese delle Alpi Apuane meridionali, fra Camaiore e Casoli. La valle, profonda e stretta, è situata alle pendici delle montagne che circondano la cittadina di Camaiore: il monte Prana, il Monte Gabberi e lo sperone roccioso del monte Penna, in provincia di Lucca. Candalla è apprezzata dagli appassionati di trekking, oltre che dai naturalisti e dai fotografi. Lungo la valle si possono ammirare i ruderi e le rovine di opifici, mulini, frantoi, pastifici, polverifici sorti in prossimità del torrente Lombricese per sfruttarne l’energia; i più antichi risalgono al XV secolo. Questi ruderi hanno una rilevante importanza quale testimonianza delle tecnologie lavorative poiché conservano, oltre alle mura, le prese d’acqua, le macine di pietra e vari manufatti.
Attraversato il ponticello si sale lungo un breve tratto che giunge ad una sorgente da dove inizia il sentiero per Casoli. Proseguendo si arriva ad un bivio con l’indicazione a sinistra per Casoli con segnaletica bianco-rossa. Dopo circa 40 minuti il tracciato su mulattiera termina nei pressi del Bar La Frana: da qui si attraversa il paese vecchio, si prosegue fino al cimitero dove si svolta a destra e con tratto in discesa si raggiunge il Ponte della Penna.
- 2. Casoli di Camaiore è uno splendido borgo dal fascino antico, ai piedi delle Alpi Apuane ed in particolare del Monte Matanna. Si tratta di una delle molte frazioni di Camaiore dove trovare pace e relax, pur se a pochi minuti di distanza con l’auto dalle spiagge versiliesi.
Proprio l’atmosfera rilassante, il silenzio e la buona cucina camaiorese lo hanno reso celebre tra i turisti internazionali. Il piccolo borgo si trova a circa 400 metri sul livello del mare, nel territorio bagnato dal torrente lombricese, una zona che era molto importante fin dall’antichità per gli scambi commerciali. Da qua, infatti, passava la via Longobarda che collegava la Versilia con la Garfagnana fino ad arrivare ai territori della Lombardia.
Il borgo si trova in una posizione strategica sia per raggiungere il mare che per scoprire le vicine montagne. Da Casoli di Camaiore, infatti, partono una serie di sentieri che salgono sul Monte Prana e sul Monte Matanna, perfetti per gli amanti del trekking.
Saranno soddisfatti, inoltre, gli amanti delle arrampicate visto che in questa zona si trovano numerose pareti dal grande fascino (e dai panorami spettacolari). Casoli di Camaiore è conosciuto come il borgo dei graffiti, meglio denominati “Sgraffiti”. Passeggiando per i vicoli, infatti, si possono ammirare graffiti sulle pareti delle case, raffiguranti scene mitologiche o di vita quotidiana (in particolare dei mestieri tradizionali).
L’origine dei graffiti di Casoli risale a metà del 1900. In quegli anni l’artista Rosario Murabito, in giro per l’Italia per realizzare sculture in bronzo, si trasferì a Camaiore e si innamorò letteralmente del piccolo borgo. Per testimoniare il suo amore Rosario Murabito realizzo un graffito nella piazza cittadina e, di anno in anno, venne imitato da altri artisti.
Sono decine gli sgraffiti presenti tra i vicoli, tra i quali vi raccomandiamo di apprezzare “Narciso che si specchia nelle acque” nei pressi di un antico lavatoio.
Nel borgo ogni anno si celebra l’importante manifestazione artistica “Sgraffiti a Casoli” per ricordare l’artista Murabito. La tecnica è importante visto che non sono graffiti comuni. Vengono realizzati preparando il muro con una prima gettata di sabbiolino alla quale si aggiunge calce colorata. Su questa base si appoggia un calco del disegno che viene bucherellato. Lungo tutti questi piccoli buchi si passa una spugna e si mette la polvere di metallo in precedenza preparata. Il graffito viene successivamente completato con pennello e scalpellino. Una tecnica che rende unici ed affascinanti i graffiti di Casoli.
Una volta varcato il ponticello, sotto al quale scorre il rio lombricese, si prosegue sulla mulattiera di Metato con indicazione sentiero C7 che con discreta salita ci porta sulla deviazione della Cava seicentesca dello Schizzolino e della Grotta del Tambugione: ampia caverna che fu utilizzata, circa 5000 anni fa, come luogo di sepoltura collettiva; La grotta merita una breve visita (ci vorranno solo circa 40 minuti andata e ritorno).
- 3. Grotta del Tambugione
Periodo di occupazione del sito: Eneolitico. La Grotta del Tambugione si apre nel fianco occidentale del Monte Ciurlaglia, sopra il paese di Metato e poco oltre la cava dello Schizzolino. Larga all’imboccatura metri 12,50 e profonda metri 24, si presenta con un’ampia volta ad andamento emisferico. Scoperta e scavata da Nello Puccioni nel 1914 per conto del Comitato per le Ricerche di Paleontologia Umana in Italia, la grotta ha rivelato la presenza di ossa umane appartenute ad almeno sei individui, 4 adulti, un giovane e 1 bambino. Insieme alle ossa umane fu recuperato uno scarso corredo funebre consistente in nove frammenti ceramici, un raschiatoio su scheggia e due punte di freccia litiche. Sono stati rinvenuti anche resti di caprovini, capriolo e cinghiale. I reperti sono stati datati all’Eneolitico (Età del Rame).
Si ritorna quindi sul sentiero che conduce fino al Passo e alle Grotte preistoriche della Penna, Si svolta a destra seguendo lo stretto sentiero che con diversi saliscendi ci porta sulla strada cementata che collega Metato con il Monte Prana (CAI 104). Si arriva così al paese di Metato.
- 4. Metato
Posto nella parte orientale del territorio comunale, Metato sorge a ridosso di un contrafforte del Monte Prana. Il suo nome indica l’importanza delle castagne nell’economia del paese e deve il suo toponimo a un caratteristico essiccatoio per le castagne.
Il borgo conserva la chiesa di Santa Maria Assunta del XVIII secolo e un’edicola seicentesca eretta dalla famiglia Benassi. Dal punto di vista scientifico, tra il 1914 ed il 1922, nella Buca del Tasso, sulla destra del torrente Carpigna, furono portate a termine delle campagne archeologiche, dirette dal Comitato per le Ricerche di Paleontologia Umana o paleoantropologia di Firenze che vi rinvennero, oltre ad alcuni strumenti in pietra, anche dei resti ossei animali, tra i quali è stato riconosciuto un femore umano e parte di un teschio riferibile all’epoca dell’ultimo uomo di Neanderthal, scomparso circa 40.000 anni fa.
Di notevole importanza sono anche i resti di un castello o villaggio fortificato eretto nel XII secolo su una altura che sovrasta l’abitato di Lombrici. Fu comproprietà dei nobili di Corvaia e Vallecchia.
Dal parcheggio ai piedi del borgo di Metato riprendiamo a scendere lungo il sentiero C7 sulla mulattiera che ci conduce fino al Bivio del castello di Montecastrese.
- 5. Castello di Montecastrese
Il castello di Montecastrese è una fortezza che sorge su un colle nei pressi del piccolo borgo di Lombrici. Quello che rimane oggi, dopo secoli di abbandono e precedenti lotte per il possesso del castello, è un rudere che risulta particolarmente affascinante. Si trova inserito, infatti, in un contesto più ampio di uno dei borghi più antichi di tutto il territorio versiliese.
Le prime testimonianze del castello risalgono al X secolo. Si trovava in una posizione strategica e molto importante dal punto di vista commerciale. Proprio da qua, infatti, passava la via di comunicazione con la Garfagnana e le aree della attuale Lombardia (ossia la omonima via Longobarda, fondamentale per i traffici commerciali dell’epoca). Ai commercianti che utilizzavano queste vie si richiedeva un pedaggio, consuetudine per l’epoca, che lo rendevano particolarmente redditizio.
Il castello di Montecastrese, inoltre, era il complesso fortificato più popoloso di tutta la Versilia. Oltre al castello, che dominava dall’alto la valle di Camaiore, si estendeva un borgo di circa 100 case, molto popoloso per l’epoca. Tutto il borgo era difeso da mura che, secondo le ricostruzioni, si estendevano per quasi un chilometro cingendo la zona e mettendola al riparo dagli attacchi esterni.
Come riportato da una pergamena del 1219 il castello di Montecastrese venne successivamente spartito tra i nobili di Corvaia e Vallecchia. Successivamente, però, furono i Lucchesi a conquistarlo nel 1225 considerando la posizione che consentiva un accesso al mare. La conquista si inseriva nel contesto della lotta con i Ghibellini Pisani che erano appoggiati dalle stesse popolazioni versiliesi. Proprio durante l’attacco dei Lucchesi venne distrutta la prima torre di cui era dotato.
Il periodo di abbandono ed il recupero
Il castello vide un periodo molto lungo di abbandono, con l’area interamente destinata alla coltivazione delle olive.
Dal 1996 sono stati organizzati scavi che hanno portato alla luce resti molto interessanti. Tra questi il rudere di una abitazione e della chiesa di Santa Barbara. Oggi è scomparsa, purtroppo, anche la seconda torre in seguito a un terremoto.
Terminata la visita ai ruderi del castello si riprende il sentiero selciato che ci riporta a Candalla.